Navagando qua e là per il mondo, spesso ci si imbatte in luoghi che furono. Che furono potenti feudi, prosperi borghi, regali castelli. Ad oggi, c’è chi direbbe purtroppo, le antiche glorie sono testimoniate soltanto da qualche rudere. Ed effettivamente è un peccato, pezzi di storia e tradizione sono andati perduti, abbandonati, ma non l’anima di questi luoghi che continua ad aleggiare e stimolare fascino e fantasia di chi, per caso o per volontà, giunge al loro cospetto. Le cosiddette città fantasma. Città dove l’uomo si è fatto da parte o si è dato alla fuga per vari motivi e la natura si è riappropriata del suo spazio, donando scenari decadenti e desolati ma più che mai affascinanti.
A volte si incrociano luoghi abbandonati casualmente camminando per le strade cittadine, a volte sono l’obiettivo di lunghi trekking e passeggiate nella natura, scoprendo così città perdute o antiche abbazie per esempio, poste in cima ad una rocca o nel cuore della foresta. Niente di più sorprendente.
Nel Lazio, come in tutte le regioni italiane, sono molti i luoghi abbandonati e che vale la pena scoprire, per lasciarsi pervadere dai suoi venti di storia che spirano misteriosamente da lontano. A poca distanza dal noto borgo di Civita di Bagnoregio, paese anch’esso prossimo a diventare un borgo fantasma, sorge il castello di Celleno. Arroccato su uno sperone di tufo, si trova nel viterbese tra il lago di Bolsena e il lago di Aviano, a una quota collinare di circa 350 metri di altezza.
42° 33′ 35.166″ N – 12° 07′ 32.728″ E
Il borgo fantasma dell’antica Celleno è completamente disabitato; il suo abbandono iniziò negli anni ’30 ed è dovuto alle sue condizioni geomorfologiche ad alto rischio idrogeologico, causa di frequenti smottamenti e frane, e aggravate dal terremoto del giugno 1931 che ebbe come epicentro proprio Celleno. Una situazione critica risolta nel marzo 1951, dopo che il consiglio comunale varò un decreto che costrinse tutti i cittadini di Celleno a lasciare le proprie abitazioni e a trasferirsi a circa un chilometro e mezzo in un contesto territoriale più sicuro. Nacque così il nuovo nucleo di “case nove” conosciuto come la borgata Luigi Razza, primo insediamento della nuova Celleno.
Circa un paio di anni fa, i ruderi del borgo fantasma furono messi in sicurezza, per volontà dei cittadini stessi. Intenti che hanno permesso tranquille, affascinanti, insolite esplorazioni una volta varcata la Porta Vecchia, il principale accesso al borgo. Accesso anche a un mondo antico, cristallizzato nell’epoca fu, nell’epoca in cui Celleno fu un brulicante borgo pieno di vita, di cui oggi ne rimane qualche testimonianza. Testimonianze decadenti e spesso restituite alla natura, niente di più stimolante per l’immaginazione che inevitabilmente inizia a volare e fantasticare sulle sue vecchie glorie.
Superata la porta di accesso si entra subito in quello che era il cuore pulsante del borgo, la piazza del comune, dove si erge il castello degli Orsini, edificio fra i meglio conservati e i più affascinanti, circondato da un fossato originariamente ad ulteriore difesa dell’imponente roccaforte e della torre di guardia. Proprietà, dal 1973, dell’artista Enrico Castellani che restaurò il castello e lo rese la propria casa fino al giorno della sua morte nel 2017. Ad oggi, l’interno del castello non è visitabile se non in giornate particolari come quelle organizzate dal FAI. Da andarci invece per godere della sua decadente atmosfera e dei paesaggi sui quali si affaccia, in una qualsiasi vibrante giornata navago.
Penna di Benedetta Perissi
La colonna sonora per esplorare una ghost town?
