Terra dallo spirito libero colorata dal folclore della festa dei gitani di Saintes-Maries-de-la-Mer, tra natura indomita, borghi provenzali e affascinanti città.
Selvaggi e soavi, i placidi panorami del delta del Rodano incalzano nella mente come note sbocciate dall’estro musicale di Ludovico Einaudi. Il paesaggio palustre, piatto ma ricco di vita, il susseguirsi delle saline sorvolate da stormi di fenicotteri, i timidi raggi del sole sul finire della giornata che accarezzano gli sguardi fieri dei tori, i cavalli che scuotono la criniera riaffermando il loro status completamente brado, sono immagini che ritmano di poesia e melodia i freschi ricordi di una terra indomita. Indomita non solo dal punto di vista naturalistico, indomita nell’anima, nell’essenza delle genti che popolano o hanno popolato questa porzione di terra del sud della Francia che fa parte del Bouches-du-Rhône (Bocche del Rodano) dipartimento della regione Provence-Alpes-Côte d’Azur (Provenza-Alpi-Costa Azzurra).




La Camargue è sinonimo di libertà selvaggia, forti emozioni pervadono chi solo ne pronuncia il nome, mentre il suo colore è un timido rosa. Il rosa di un raffinato Vin de Sable, vino rosato IGP dalla vocazione bio che si produce tra le lande sconfinate camarguesi, il rosa dei fenicotteri che costellano le zone umide con le loro pose sinuose, il rosa delle saline, tinteggiate da una microalga che tollera l’ipersalinità, la dunaliella salina, l’artefice di uno spettacolo cromatico che si può apprezzare da aprile a ottobre.
Una tonalità leggera e delicata che si contrappone ai colori squillanti della bandiera del popolo libero per eccellenza, i gitani, gitans in francese.
Con tale termine, altrimenti zingari in un’accezione dispregiativa, si fa riferimento all’insieme dei popoli romaní che in origine abitavano una regione tra l’India e il Pakistan e che a seguito di persecuzioni e opportunità, emigrarono con il loro spirito nomade nel vecchio continente.
Manouche, sinti, rom, sono solo alcune delle etnie romaní; il termine rom ad esempio sembra derivare dal sanscrito e significare “uomo libero“. Valore imprescindibile, quello delle libertà, simboleggiato anche nella loro bandiera caratterizzata da una striscia dall’acceso colore blu del cielo nella parte superiore, dal verde brillante della terra nella parte inferiore e dalla ruota raggiata rossa posta al centro, che rappresenta il loro continuo movimento, lo spirito libero al centro della loro vita.
Colori intensi che trovarono nella Camargue una terra di accoglienza, dove tornare ogni anno dando origine al più grande raduno di gitani al mondo. Migliaia di nomadi provenienti da tutta Europa e non solo, il 24 e 25 maggio in nome di Sara, la Santa Nera, si ritrovano a Saintes-Maries-de-la-Mer, tranquilla cittadina camarguaise tra mare e palude costeggiata da profonde e lunghe spiagge. Una grande festa che tra folclore, flamenco e antiche usanze colorano e animano la capitale della Camargue.
Dalla silhouette dell’antico paese si vede stagliarsi imponente la chiesa Notre-Dame-de-la-Mer, fulcro religioso dove la rievocazione ha inizio tra riti e devozioni, ma l’orgoglio gitano comincia già dalla sera prima. Le strade e le piazze di Saintes-Maries-de-la-Mer si arricchiscono di artisti dall’aria bohémien e dalla chitarra in mano, pronti a brandire note di libertà e flamenco, e da passanti e gitani che si tolgono le scarpe e si lasciano trasportare dalla musica e dal ritmo che scorre nel sangue, lanciandosi in balli tradizionali tra pathos e pittoresche movenze. Tutto il paese, gitani e non, è in festa.


Ma il culmine della manifestazione è la processione e il trasporto di Santa Sara dalla chiesa al mare. La tradizione cattolica vuole che anch’essa fosse perseguitata e che scappando dalla Terra Santa approdasse proprio su queste rive a bordo di un’imbarcazione di fortuna, insieme alle Marie del mare, Maria Maddalena, Maria Salomé, Maria Jacobi e a Lazzaro. Loro schiava di origine egiziana, Sara riuscì a mettere in salvo tutti a seguito di una forte tempesta marina. Per la cultura popolare gitana invece è Sara la Kali (Sara la Nera), la rom di alto rango politeista che condusse la sua gente nel delta del Rodano, patrona dei senza casa e degli ultimi. Secondo alcune versioni è collegata a Kālī, dea indiana della fertilità e della morte, confermando così le origini indiane del popoli romaní. Anche se le viene affiancato il termine santa al nome, è uno stato di santificazione non riconosciuto ufficialmente dal Vaticano, ma viene considerata la protrettrice del popolo gitano per le storie e leggende a lei legate e venerata come una santa.
La statua di Santa Sara addobbata con tessuti, fiori e gioielli, viene portata a spalla verso il mare, preceduta dalla parata di cavalieri camarguesi e dalla sfilata delle varie famiglie che mostrano la loro devozione esponendo stendardi decorati in omaggio alla Santa. Ballando e cantando, il flusso enorme di devoti e curiosi giunge al mare dove si riversano nelle acque per purificare la Santa e “lavarla” di tutte le negatività assorbite dalle persone che le hanno chiesto aiuto nel corso dell’anno.
La sera riparte il tripudio di suoni, colori e allegria fra le strade di Saintes-Maries-de-la-Mer; gitani, francesi, viaggiatori si uniscono in una danza melting pot che sa di movimento libero e condivisione di culture. Figli del vento, a fine della festa, riprendono le loro case mobili per tornare nel luogo di origine, in una patria che si chiama libertà.
COSA NON PERDERSI NEI PRESSI SAINTES-MARIES-DE-LA-MER
La natura
Madre natura ha mantenuto la sua indole selvaggia in Camargue, regala paesaggi oltre che bellissimi, ricchi di biodiversità. Ambienti tutelati e resi fruibili dal parco naturale regionale della Camargue, 101.000 ettari distribuiti sui territori di Arles, Port Saint Louis del Rodano e Saintes-Maries-de-la-Mer. Zona umida più importante del continente, si trova sulla rotta migratoria che intraprendono molte specie di uccelli che dall’Africa raggiungono l’Europa. Situata tra il Delta del Rodano e la piana della Crau, ambiente caro a Vincent Van Gogh, la palude del Vigueirat è un’altra area palustre che accoglie migliaia specie animali e vegetali, oltre ai tori e i cavalli di antichissima razza camarguese che pascolano liberi. Si aggiunge il parco ornitologico di Pont de Gau ad arricchire le aree naturali della Camargue con un centro di osservazione dell’avifauna adatto a tutti. Ogni parco dispone di una reticolata sentieristica che permette di ammirare questi luoghi fragili quanto affascinanti e praticare birdwatching nel rispetto della fauna.

Salin-de-Giraud
Sono le saline più grandi d’Europa e si estendono a sud-est del Delta del Rodano, luoghi dove l’acqua si confonde con il cielo e il paesaggio si colora di sfumature rosa, offrendo allo spettatore un vero spettacolo paesaggistico tra cromia e natura. Le montagne di sale dal bianco immacolato sovrastano le sconfinate vasche che si tingono di tonalità che vanno dal rosa al rossastro e al violaceo, colori che cambiano anche a seconda dell’intensità del sole e dalla quantità di dunaliella salina presente. Ovviamente all’ora del tramonto si assiste allo spettacolo più bello. Enormi estese d’acqua colorata si perdono nell’orizzonte e vengono frequentate da numerose specie di uccelli fra cui gli iconici fenicotteri, rosa come le acque perché si nutrono del piccolo crostaceo, l’artemia salina, che a sua volta si ciba dell’alga autrice di questo arcobaleno rosaceo. Un ambiente prezioso per la sua natura oltre alla bellezza paesaggistica e alla produzione del sale, difatti si trova all’interno dal parco naturale regionale della Camargue che ne garantisce la conservazione.

Arles
Gli archi dell’anfiteatro regalano lo scorcio che per primo attira l’attenzione arrivando ad Arles, delizioso paese dal fascino provenzale e dalla storia che affonda le radici in epoca romana. L’anfiteatro e il teatro ben conservati, anche le terme, sono di origine romana e arricchiscono il Patrimonio Mondiale dell’Umanità dal 1981. Un’eredità storica non solo ammirata ma tutt’oggi utilizzata, l’anfiteatro è spesso palcoscenico di eventi di vario genere e corride. La course camarguaise o corrida della Camargue o corsa della coccarda, è considerato uno sport tipico della Francia meridionale, non cruento; il toro viene sfidato dalle abilità degli “atleti” che hanno l’obiettivo di sottrargli le coccarde che “addobbano” testa e corna senza farsi colpire. Uno spettacolo tauromachico tra tradizione e lotte animaliste, ma ben lontano dalla crudeltà della corrida spagnola. Arles e la sua atmosfera boho da scoprire perdendosi tra le sue stradelle, paese fonte di ispirazione artistica a cui fa tributo anche Van Gogh con la sua pittura, qui vi dipinse i suoi famosi Girasoli, si trova a circa 40 chilometri a nord da Saintes-Maries-de-la-Mer e può essere un buon punto di inizio per esplorare la Camargue.


Aigues Mortes
Possenti mura perfettamente conservate e intervallate da torrioni, abbracciano questa elegante cittadina che sorge appena fuori dal parco della Camargue e che fa parte del dipartimento occitano di Gard. Un gioiellino medievale da cui partì la settima crociata in Terra Santa, visitabile da un punto di vista suggestivo, dalle sue antiche mura. Percorribili a piedi, coprono una lunghezza di 1,6 chilometri sviluppandosi intorno al centro storico; permettono di ammirare panorami inediti sia sul paese, sia sui dintorni, caratterizzati dalle saline che regalano paesaggi spettacolari spesso tinteggiati di rosa. Il significato del nome è “Acque Morte”, sta indicare proprio la zona palustre su cui venne costruita e da cui sono state ricavate le saline. Costellata di bar e ristorantini, boutique e negozi artigiani, Aigues-Mortes trova il suo fulcro in place Saint-Louis e il suo cuore religioso nella chiesa di Notre-Dame des Sablons. Uno scrigno storico dallo stile provenzale circondato da canali e zone palustri, da inserire assolutamente come tappa dell’itinerario che poi in poche decine di chilometri, conduce a Montpellier.


Montpellier
Tutta l’essenza francese è racchiusa in questa piccola e briosa città universitaria. Occitana, ha uno splendido centro storico e una fervente “movida” culturale; il cuore nevralgico è rappresentato dal quartiere Écusson, labirinto di stradelle ritmate da numerosi negozi, bar e ristoranti che custodiscono anche i luoghi di culto più importanti della città, la cattedrale di Montpellier e la basilica di Notre-Dame-des-Tables. Da place de la Comédie, la piazza principale della città, può cominciare la scoperta di Montpellier, dell’arte che conserva nel vicino Musée Fabre e della natura cittadina del parco Esplanade Charles de Gaulle. Dell’atmosfera typiquement français del centro storico, dei panorami che spaziano fino ai Pirenei apprezzabili dalla Promenade du Peyrou, una grandissima piazza dominata dall’arco di trionfo e altri monumenti, dei sapori autentici del mercato coperto Les Halles Castellanes, delle rigogliose piante dell’orto botanico.

Marsiglia
Rientrando in Italia dalla Camargue, non si può perdere l’occasione di vivere per qualche momento Marsiglia. E’ una città, la più grande del sud della Francia e capoluogo del dipartimento delle Bocche del Rodano oltre a essere primo porto francese, che va vissuta non visitata per poter cogliere la sua essenza. A prescindere dalla quantità di tempo da poterle dedicare, è comunque impossibile non lasciarsi pervadere dal suo fascino decadente, dalla sua anima multietnica, dalla sua brutta fama che ha un po’ riscattato, dalle sue origini antichissime. Il pittoresco quartiere Le Panier che incarna lo spirito autentico della città, le vieux port, il porto vecchio abbracciato dal maestoso Fort Saint-Jean e dal Fort Saint-Nicholas, antiche fortificazioni di difesa, il MuCEM, Il Museo delle Civiltà d’Europa e del Mediterraneo ospitato in un edificio avveniristico firmato dall’architetto Rudy Ricciotti, sono solo alcuni dei luoghi da non perdere durante una “deriva urbana” a Marsiglia. E ancora, tra fede e architettura La Major, la cattedrale di Santa Maria Maggiore, luogo di culto in stile neobizantino che imperiosa si fa spazio tra gli edifici moderni della città, la cattedrale di Notre Dame de la Garde che, dall’alto dei 150 metri sul livello del mare, domina la città. Anche uscendo da Marsiglia c’è da rimanere esterrefatti, il parco nazionale dei Calanchi è uno spettacolare tratto di costa ritmato da insenature e falesie che si incuneano nel mare blu e turchese.
Latcho Drom (buon viaggio in lingua rom)
Penna e scatti di Benedetta Perissi
La colonna sonora per esplorare questi luoghi?
