Gran Sasso. Solo il pronunciare le parole che compongono il nome di questa terra porta la mente altrove, verso paesaggi imponenti e sconfinati, dove la natura domina e l’essere umano ammira.

Questa vasta area selvaggia è situata nel cuore del territorio abruzzese; grandi massicci montuosi si alternano a inaspettate pianure d’alta quota che sembrano farsi spazio tra le vette, vette che toccano quasi i 3.000 metri di altitudine, fra le più alte di tutto l’Appennino, e che compongono il massiccio del Gran Sasso o, come identificato tutt’oggi dalle popolazioni locali, Monte Corno.

L’area è stata istituita parco nazionale nel  1991 per tutelare la bellezza di questo territorio, la ricca biodiversità che accoglie e gli aspetti storici di rilevante importanza. Precisamente è stato denominato Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, comprendendo l’altipiano di Campo Imperatore e la vicina catena della Laga che corre lungo i confini tra Abruzzo, Lazio e Marche e a nord est i Monti Gemelli e ricade all’interno dei confini di cinque province, l’Aquila, Teramo, Pescara, Rieti ed Ascoli Piceno.

Il parco rappresenta un territorio di congiunzione tra la regione euro-siberiana e quella mediterranea, accogliendo la cima più alta dell’Appennino, il Corno Grande con i suoi 2.914 m s.l.m. e custodendo una straordinaria molteplicità di panorami ambientali e specie animali e vegetali determinate grazie alla diversa composizione delle montagne: calcari e dolomie sul Gran Sasso e sui Monti Gemelli, dove avvengono anche dei particolari fenomeni carsici, mentre i Monti della Laga sono un complesso  montuoso arenaceo-marnoso.

La cresta del Corno Grande, dalla forma che ricorda un ferro di cavallo, si compone di tre cime: quella Orientale, la vetta Centrale, il Torrione Cambi e la vetta Occidentale che con i suoi 2.912 metri è il punto più alto del gruppo.

Il massiccio del Gran Sasso glaciali si estende per circa 50 km partendo ad ovest dal Passo delle Capannelle fino alle Gole di Popoli a sud-est e si contraddistingue per alcune peculiarità tutte alpine e non riscontrabili sul resto della catena appenninica: vette piuttosto aguzze che si alternano a vallate profondamente incise o ampie valli di origine glaciale ed altre forme geologiche originate dal passaggio dei ghiacciai come morene e circhi, frequenti fenomeni carsici.

Non solo, sotto la parete nord del Corno Grande a una quota di quasi 2.800 m s.l.m. degna di nota è la presenza dell’unico ghiacciaio di tutto l’Appennino, il nevaio più posto a sud d’Europa, il Ghiacciaio del Calderone, con un’estensione di poco meno di 7 ettari sebbene negli ultimi anni e in particolare nell’ultima estate torrida si sia assistito a una notevole regressione dello spessore del ghiaccio. Alle imponenti formazioni geologiche, si accostano suggestive cascate che d’inverno diventano di ghiaccio, laghetti e vaste praterie dove lo sguardo può perdersi oltre.

Il Gran Sasso è caratterizzato da una varietà paesaggistica e quantità di ecosistemi fra le più elevate d’Italia, se non le più elevate. Una ricchezza biologica che annovera la presenza di specie animali di rilevante interesse naturalistico. Con oltre un centinaio di esemplari, il gran Sasso accoglie il camoscio d’Abruzzo, specie endemica dell’area appenninica centrale compresa nei confini abruzzesi e avvistabile con una certa facilità, e il lupo appenninico, animale elusivo quanto affascinante che ha rischiato l’estinzione e che qui ritroviamo con una popolazione di circa trenta individui. Non solo, tra i grandi predatori compare anche l’orso bruno marsicano, anch’esso specie endemica dell’Italia centrale che si inserisce in un sistema faunistico composto dalle classiche specie che popolano tutto l’appennino.

Un territorio straordinario e unico sia per quanto riguarda la biodiversità che la bellezza dei paesaggi. Una terra selvaggia dove la natura prospera e insieme all’uomo ha trovato il suo equilibrio; la presenza umana sul Gran Sasso risale a più di 100.000 anni fa, nell’area sono stati ritrovati frammenti ossei appartenenti all’uomo di Neanderthal, una storia che affonda le radici in tempi lontanissimi che ha visto evolversi in armonia l’uomo e la natura che lo accoglie.

Il Gran Sasso si erge monumentale come una cattedrale e desta magnificenza in colui che si trova al suo cospetto. Nel libro In cima al Corno monte. Cronaca della prima ascensione al Gran Sasso (19 agosto 1573) è raccolta la testimonianza di Francesco De Marchi, ingegnere militare al seguito di Margherita d’Austria, che così descrive la sua esperienza:

“Questo monte è veramente il più alto e il più horrido di tutti i monti d’Italia. Dico che vi son tali precipitii che passano cinque miglia, dove son possono andar huomeni né animali, se non uccelli”.

Un paesaggio aspro, imponente, infinito, lo sguardo si perde su tutto l’Abruzzo fino ad arrivare al mare adriatico; un ambiente che sembra creato da una forza che va oltre ogni umana conoscenza e invece è la natura, in tutto il suo vigore e splendore.

Penna e scatti di Benedetta Perissi

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