La divina dalla natura selvaggia, dal fascino ammaliante, a cui nessun uomo sa resistere. Si sta parlando di una donna o di un’isola che nel tempo si è fatta promontorio? Di entrambe.
L’isola di Eea dove Lei, figlia del Sole e della ninfa Perseide, l’incantevole Circe, la dea maga, la precursora della femme fatale che non divorava gli uomini bensì li trasformava in bestie selvatiche, tradizione romana vuole che qui vi abitasse e che poi a lei fosse intitolato quel che oggi è il bellissimo promontorio del Circeo, un’oasi di indomita natura lungo la costa laziale.




Un promontorio ricoperto di vegetazione e irradiato di sentieri che ricorda una donna addormentata, Circe, e che regala panorami mozzafiato a chi lo vede da lontano o a chi proprio ci cammina sopra; un parco nazionale che ne tutela i paesaggi incantevoli e la biodiversità, un parco storico istituito nel 1934 che abbraccia il litorale che va da Anzio a Terracina, comprendendo anche un tratto di mare costiero.
Poco più di 500 mt. di quota, il Monte Circeo che dà il nome a tutto il parco, si staglia deciso lungo la costa, la Riviera di Ulisse; se non sovvenisse alcun collegamento sul perché venga così chiamato questo tratto di costa, l’epico incubo fra i banchi di scuola dovrebbe ripresentarsi sul tuo comodino, molti sono i versi di Omero dedicati a Circe e alla terra che porta il suo nome.
Dal canto X dell’Odissea
Contenti dello scampo, e in un dogliosi
Per li troppi compagni in sì crudele
Guisa periti, navigammo avanti,
E su l’isola Eèa sorgemmo, dove
Circe, diva terribile, dal crespo
Crine e dal dolce canto, avea soggiorno.
Suora germana del prudente Eeta,
Dal Sole aggiornator nacque, e da Persa,
Dell’antico Oceàn figliuola illustre.
Taciti a terra ci accostammo, entrammo,
Non senza un dio che ci guidasse, il cavo
Porto, e sul lido uscimmo; e qui due giorni
Giacevamo, e due notti, il cor del pari
La stanchezza rodendoci e la doglia.
…


Insomma, da San Felice Circeo a Terracina, per Sperlonga, Sabaudia e Gaeta, è un tripudio di azzurro cristallino, rigoglioso verde e sabbia dorata, con i borghi che si affacciano sul mare abbarbicati su speroni di roccia. Delle terrazze naturali da dove lasciar correre lo sguardo fino all’orizzonte, intercettando l’arcipelago delle isole pontine e costellati di testimonianze di un passato lontano, come il tempio romano di Giove Anxur sul monte Sant’Angelo, le suggestive rovine della villa imperiale di Tiberio, il castello Angioino – Aragonese di Gaeta, i resti di un antico tempio romano con ogni probabilità dedicato alla maga, il Picco di Circe sul monte Circeo. Testimonianze che affondano le radici anche nella preistoria rinvenute nelle numerose grotte che ritmano la costa; a San Felice Circeo nel 1939, nella grotta Guattari venne portato alla luce dal paleontologo Alberto Carlo Blanc il teschio di un uomo di Neanderthal, mentre diversi reperti e altri resti di ossa di homo sapiens furono rinvenuti nella grotta del Fossellone. La grotta più famosa è quella delle Capre, conosciuta come l’Antro della Maga, dove si pensa che Circe preparasse i suoi incantesimi.
Tra mito e natura, selvaggia, una voce leggiadra aleggia, è il richiamo di Circe, un soave invito a esplorare questa terra, a piedi, su due ruote, a cavallo, circondati da epici paesaggi mozzafiato intrisi di leggenda.




Penna di Benedetta Perissi
La colonna sonora per esplorare questi luoghi?
