1 – Gran Sasso, soglia biogeografica
Situato interamente in Abruzzo, il parco occupa due regioni biogeografiche specifiche: quella euro-siberiana e quella mediterranea. La posizione, la diversità dei tipi di roccia che compongono le montagne e le quote elevate a cui è situata, fanno di quest’area protetta un territorio con un importante ricchezza biologica.
Nel territorio del Parco vivono circa 2.300 specie vegetali superiori, più di un quinto dell’intera flora europea, e più di un terzo del patrimonio floristico italiano. Inoltre il Parco presenta ben quattordici specie di anfibi, con un caso unico in Italia, la presenza di ben quattro specie di tritoni!
Le montagne del Parco rappresentano una vera e propria soglia biogeografica tra il nord e il sud del Paese. E’ proprio qui infatti che alcune specie mediterranee raggiungono il limite settentrionale di distribuzione, mentre altre, in particolare piante e animali di origine artico-alpina, quello meridionale.

42° 29′ 56.114″ N – 13° 27′ 24.206″ E

2 – Un Parco tre catene montuose
Il territorio del Parco presenta tre distinte catene montuose: la maestosa catena calcareo-dolomitica del Gran Sasso, i Monti della Laga ed i Monti Gemelli. La prima presenta la cima appenninica più alta, il Corno Grande con i suoi 2912 metri, alla cui base è sopravvissuto il ghiacciaio del Calderone, il più meridionale d’Europa. I Monti della Laga invece raggiungono una quota considerevole sul Monte Gorzano (2458 metri) e danno vita al complesso montuoso più esteso ed elevato dell’Appennino. Infine i Monti Gemelli sono l’insieme di due montagne calcaree molto simili tra loro, la Montagna dei Fiori e la Montagna di Campli.

3 – La transumanza ed i tratturi
E’ dall’Età del Bronzo che i monti e le conche in Abruzzo vengono utilizzate da greggi e da pastori. Il periodo più prospero della pastorizia abruzzese fu il XV secolo quando venne istituita la Regia Dogana della Mena delle Pecore da Alfonso IV d’Aragona, con esse si rendeva obbligatoria la transumanza annuale, una risorsa di guadagno inestimabile per il fisco regio.
Alcuni studi stimano che durante quel periodo 30.000 pastori abruzzesi condussero a svernare in Puglia non meno di 3 milioni di pecore!! Considerando che allora la popolazione contava circa 300.000 abitanti si può affermare che almeno la metà della popolazione Abruzzese dipendesse direttamente da questo tipo di attività: la pastorizia transumante.
La complementarietà dei pascoli montani abruzzesi e molisani e le erbose pianure pugliesi favorirono lo spostamento di uomini e greggi che alla fine della primavera e all’inizio dell’autunno percorrevano le regioni adriatiche seguendo una rete regolamentata di “vie erbose”, i tratturi.
Queste vie storiche erano larghe 60 passi napoletani, ovvero 111,60 metri. Il sistema si componeva di quattro tratturi che costituivano la spina dorsale del sistema, tutti con orientamento da nord a sud: il L’Aquila – Foggia (il tratturo del re, 243 Km), il Celano – Foggia (207 Km), il Castel di Sangro – Lucera (127 Km), il Pescasseroli – Candela (211 Km). Complessivamente la rete tratturale superava i 3.100 km, con una superficie di ben 21.000 ettari!

4 – La Patata Turchesa del Gran Sasso
Una delle varietà di patata più apprezzata della zona che nei secoli è servita da sostentamento della popolazione Appenninica è la Patata Turchesa del Gran Sasso. Ha rischiato l’estinzione e grazie alla tutela e alla salvaguardia dell’Ente Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga è ancora oggi uno tra i prodotti più apprezzati della tradizione gastronomica locale! La Patata Turchesa è di colore violaceo ed è ricca di antiossidanti, viene coltivata principalmente nel territorio del Parco Nazionale del Gran Sasso ed ha ottenuto il Presidio della Fondazione Slow Food. Per conservarla essa veniva riposta in grotte ed in ambienti sotterranei situati nei pressi dei centri abitati, cosicché gli abitanti potessero disporne per tutto l’anno!

5 – Laboratori Sotterranei
Il Gran Sasso nasconde i laboratori di ricerca sotterranei più grandi ed importanti al mondo! Nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso (LNGS) si conducono esperimenti di fisica delle particelle, astrofisica delle particelle e astrofisica nucleare. Situati tra le città di L’Aquila e Teramo, a circa 120 km da Roma, i Laboratori vengono utilizzati come struttura a livello mondiale da scienziati provenienti da 22 paesi diversi; attualmente ne sono presenti circa 750 impegnati in circa 15 esperimenti in diverse fasi di realizzazione. I 1400 metri di roccia che sovrastano i laboratori conferiscono una copertura tale da ridurre il flusso dei raggi cosmici di un fattore un milione. Inoltre, il flusso di neutroni è migliaia di volte inferiore rispetto a quello che si registra in superficie grazie alla minima percentuale di Uranio e Torio presente nella roccia di tipo dolomitico che costituisce la montagna. Mentre camminate lungo i sentieri del Parco pensate che sotto ai vostri piedi qualcuno sta conducendo studi di astrofisica nucleare, una vera figata!

Penna di Mattia Bianco

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