“Pasubio, Pasubio, Pasubio… l’ho sentito nominare un sacco di volte, ma dov’è? Vicino ad Assisi! Ah no, quello è il Subasio…”. L’altra sera, in auto, mentre mi dirigevo verso casa, la domanda mi risuonava nella testa ad ogni semaforo rosso. Non solo, appena appoggiata la testa sul cuscino, invece di farmi rapire da Morfeo, la testa ha incominciato di nuovo a vagare su quei monti del Pasubio e sulla loro chissà dove collocazione nello stivale. Il telefono cellulare per avere risposte rapide era fuori mano e allora per mettermi l’animo in pace e finalmente dormire, ho promesso, a me stessa, che appena avessi avuto una mattinata a disposizione mi sarei lanciata in un’approfondita ricerca sul Pasubio e i suoi dintorni. Devo dire che quando la professoressa di geografia delle scuole medie assegnava cartine politiche da disegnare e ricerche varie, non ero molto propensa a mantenere l’implicita parola data o l’imprescindibile dovere del buon scolaro che dir si voglia, ma a quanto pare quando la prof sono io, i compiti li porto a termine.

Il Pasubio è un massiccio montuoso che si erge al confine tra le province di Vicenza e Trento; fa parte delle Prealpi vicentine e si sviluppa tra il Passo Pian delle Fugazze e il Passo della Borcola. VallarsaVal Terragnolo, Val Posina, Val Leogra sono alcune delle valli che lo circondano, nomi mai sentiti. Mea ignorantia, ma dopo una chiacchierata con un vicentino e il suo ardore per le montagne di casa, la curiosità di esplorare e toccare con mano quei monti dell’Alto vicentino si è fatta irresistibile.

Che sia il versante veneto o quello trentino, il Pasubio mostra una natura prospera, impervia, selvaggia, da esplorare e vivere a suon di passi e borraccia fino alla sua vetta più alta, la Cima Palon e i suoi 2.232 mt. s.l.m. Paesaggi montani bellissimi che furono cornici anche di eventi storici che segnarono l’umanità. Cruenti lotte della Prima guerra mondiale si svolsero in questi luoghi, nell’area cosiddetta, anzi dichiarata da un Regio Decreto nel 1922, Zona Sacra del Pasubio, in onore dei soldati qui caduti. Sul crinale del Pasubio correva proprio la prima linea e lungo i suoi fianchi scoscesi venne costruita una mulattiera militare, la tortuosa strada delle 52 gallerie. Un percorso lungo 6 chilometri e mezzo, di cui oltre 2 ritmati da tunnel che si fanno spazio nella dura roccia dolomitica e calcarea, con squarci che lasciano il posto a vedute spettacolari sui territori circostanti. Mentre i chilometri rimasti, furono scavati a mezza costa con altrettanti panorami scenografici. Inoltre 4 gallerie si sviluppano a forma elicoidale, fra queste la più particolare è la 19ª che, oltre a estendersi per 320 metri ed essere la più lunga, è stata ricavata all’interno di un enorme pinnacolo roccioso, con una pendenza del 22%.

La strada delle 52 gallerie, realizzata dal capitano Leopoldo Motti del V° Genio, fu un’importante e strategica via di comunicazione che permise il trasporto di rifornimenti al riparo del fuoco nemico, quello austriaco.

Questo quel che fu, ad oggi invece è uno spettacolare itinerario fra storia e natura, da percorrere per ammirare le bellezze naturalistiche che la penisola è sempre in grado sorprendentemente di offrire e per conoscere da vicino e rinnovare la memoria di fatti che l’uomo è bene che non dimentichi mai.

La ricerca, continua sul sentiero…

Penna di Benedetta Perissi

La colonna sonora per esplorare questi luoghi?

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